Il progetto di edizione dei Sermones de sanctis e dei Sermones de tempore di Iacopo de Voragine - o De nuptiis philologiae hodiernis temporibus

Giovanni Paolo Maggioni

Obiettivi



Valutare l’affidabilità dell’edizione Clutius

Il progetto di ricerca filologica sulle raccolte dei sermoni De sanctis [= DS] e De tempore [= DT] di Iacopo de Voragine nasce con un obiettivo primario, ovvero la valutazione dell’affidabilità dell’edizione Clutius, la forma testuale oggetto di classificazione nel Thesaurus.

Non è un compito facile. Si tratta di affrontare un testo lungo (dai 150 ai 350 folia manoscritti) e tràdito da centinaia di manoscritti. Inoltre vi è l’opportunità di elaborare un metodo filologico non convenzionale, dovuto appunto alla necessità di arrivare in tempi relativamente brevi a un giudizio di affidabilità dell’edizione Clutius e di affrontare un campo di indagine particolarmente vasto.



Definire un testo critico

Si tratta dunque di un lavoro impegnativo, ma proprio l’entità e la qualità del lavoro necessario per valutare criticamente l’edizione Clutius porta alle soglie di un obiettivo più ambizioso e raggiungibile grazie ai dati raccolti ed elaborati in questa prima fase di lavoro: l’edizione critica del testo dei sermones De sanctis e De tempore.

Il metodo filologico



Le macrovarianti

La valutazione dell’affidabilità dell’edizione Clutius deve considerare due aspetti principali : (a) le macrovarianti del testo, ossia i sermoni inclusi nelle raccolte, il numero dei quali può variare anche considerevolmente in ciascun testimone (così come nelle diverse edizioni a stampa) [1]; (b) le microvarianti del testo, ossia parole e passaggi all’interno di ciascun sermone.

Il primo aspetto, la valutazione dell’affidabilità del Clutius per quanto riguarda l’autenticità dei sermoni assenti nell’edizione Clutius, o nella catalogazione dello Schneyer o in entrambe, può avvalersi delle caratteristiche proprie del metodo di lavoro di Iacopo de Voragine, che ha utilizzato sempre lo stesso repertorio di immagini e di figure retoriche, di distinctiones e di metafore, per la composizione di ciascun sermone. [2]

La testimonianza dei manoscritti più antichi

Il primo passo per la valutazione dell’autenticità delle macrovarianti è stato verificare quanti e quali sermoni fossero presenti nello stadio più antico della tradizione manoscritta. Per la raccolta De tempore non ci sono problemi. Lo stesso Iacopo scrive nella sua prefazione di aver raccolto tre sermoni per ogni domenica e questo ha limitato l’intraprendenza di chi avrebbe potuto aggiungere o togliere e ha anche agevolato la nostra attività filologica. Diverso è stato il caso dei Sermones de sanctis, nella cui tradizione manoscritta sono stati trovati dieci sermoni dubbi, che erano presenti in alcuni testimoni più antichi, ma non nell’edizione Clutius o nel repertorio Schneyer, e si è rilevata in un testimone (Firenze, Bibl. Medicea Laurenziana, Plut. 32 sin. 4-5) una sostanziale differenza di contenuto che poneva ovvi problemi riguardanti un eventuale diversa redazione (o della composizione di una raccolta in ogni caso ‘diversa’) e della sua autenticità.

La struttura dei sermoni dubbi

Nei sermoni dubbi e nel testo della raccolta fiorentina è però possibile riconoscere lo stesso usus scribendi di Iacopo de Voragine: le metafore, le distinctiones, le etimologie, le figure retoriche, le citazioni delle fonti provengono dalla stessa ‘scatola degli utensili’ da cui provengono gli elementi costitutivi dei sermoni ritenuti autentici, per essere concordemente presenti nella tradizione manoscritta o per essere stati oggetto di un lavoro ecdotico (è il caso dei Sermones Quadragesimales e del materiale omiletico presente nella Legenda aurea).

Risultati: autenticità dei sermoni e riconoscimento di due diverse raccolte De sanctis di Iacopo de Voragine

Grazie alla verifica del contenuto dei testimoni più antichi è stato così possibile (a) riconoscere l’autenticità dei sermoni dubbi presenti nella tradizione manoscritta più antica e (b) riconoscere che esistono due diverse raccolte De sanctis di Iacopo de Voragine, secondo quanto Iacopo stesso aveva scritto nella sua Chronica Ianuensis. I recenti studi di Dorothée Servera Barbiche [3] hanno confermato questi risultati, proponendo diverse interessanti prospettive per il proseguo delle ricerche sulla datazione e sull’impostazione di questa seconda raccolta.

Le microvarianti



I manoscritti di riferimento

Diversa è la questione delle microvarianti del testo. La questione dell’autenticità di ciascuna lezione deve fare i conti con la necessità di giungere a un giudizio critico senza attendere un’ipotetica collazione (peraltro impossibile, visti i limiti della vita umana) di tutti i testimoni per tutto il testo. Si è quindi elaborato un processo filologico che in quattro fasi può portare a un’edizione critica, sfruttando i risultati intermedi per poter utilmente affiancare la classificazione del Thesaurus e per poter aver fin dai primi passi dell’indagine una valutazione anche superficiale sull’edizione Clutius. Le quattro fasi prevedono: (a) l’identificazione di una sorta di bon manuscrit che possa essere utilizzato come punto di riferimento (ed esemplare di collazione) nei confronti dell’edizione Clutius; (b) la collazione del Clutius e del ms. di riferimento, con la conseguente compilazione di una lista di capitoli campione e di loci critici, identificati sulla base delle varianti più significative riconosciute durante la collazione; (c) la definizione di alcune linee generali della tradizione manoscritta, ricostruite attraverso la collazione nei loci critici di cinque testimoni scelti per antichità e area geografica di provenienza; (d) l’edizione critica vera e propria.

De sanctis: ms. Paris, BnF, lat. 15949

Il ms. lat. 15949 della BnF di Parigi è un testimone di grandi dimensioni (mm. 335 x 225), formato da due parti contemporanee rilegate insieme. La prima parte riporta la raccolta dei sermoni De tempore di Iacopo de Voragine, preceduta da una tavola degli incipit e da due tabulae distinctionum. La seconda parte attesta la raccolta De sanctis, preceduta anch’essa da una tavola delle distinzioni.con un incipit:

Incipiunt distinctiones super festiuos sermones Iacobi Ianuensis secundum ordinem alphabeticum quas compilauit quidam studens in domo de sorbona orate pro eo et explicit: Expliciunt theumata sermonum de sanctis fraris Iacobi Ianuensis archiepiscopi de ordine fratrum predicatorum et sunt in numero CCC et XVII.

Il ms. è stato donato alla Sorbona da Gerardo d’Utrecht [4],? come attesta una nota finale :

Iste liber est pauperum magistrum de sorbona ex legato magistri girardi de traiecto quondam socii domus. in quo continentur sermones festorum per circulum anni fratris Iacobi ianuensis. pretii lx s.

Due scribi si sono alternati nella ricopiatura. [5] Il secondo ha trascritto per lo stesso Gerardo d’Utrecht anche una parte del ms. lat. 15966 della BnF. E poiché il ms. 15966 è stato copiato nel 1319, anche questo testimone non può essere cronologicamente molto distante.

Questo testimone presenta due motivi di interesse. Il primo è che il testo è stato classificato per allegoriae, exempla, distinctiones, probationes e testimonia l’utilizzazione ‘pratica’ di queste raccolte, la cui consultazione era facilitata dalle tavole preliminari : [6] c’è un sistema di riferimenti attraverso cui le tabulae rimandano alle lettere trascritte in margine a ciascun sermone. Il secondo è che per la ricopiatura sono stati utilizzati diversi testimoni al fine di realizzare un testo migliore, come mostrano le note marginali precedute dalla parola alias. Si tratta dunque di un’opera filologica ante litteram, che dispone anche di una sorta di apparato sui generis.

Il testo (che consta di 317 sermoni) non è completo : i sermoni 580, 581 e 581a, ovvero gli ultimi sermoni de commemoratione mortuorum, sono stati omessi.

De tempore: ms. Pisa, Bibl. Cateriniana, 147

Il ms. di Pisa, Biblioteca Cathariniana 147 è databile tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV. [7] Paleograficamente è affine ad altri codici trascritti da notabili pisani detenuti nelle carceri genovesi in seguito alla battaglia della Meloria. Tra queste opere carcerarie, oltre al celebre caso del Milione di Marco Polo, vi è anche uno dei testimoni più importanti della Legenda aurea di Iacopo de Voragine, il ms. M 76 sup. della Biblioteca Ambrosiana, trascritto appunto nelle carceri di Genova tra il 1292 (anno in cui Iacopo divenne arcivescovo: l’incipit cita espressamente questa carica) e il 1298, anno del rilascio dei prigionieri. [8]

Il ms. Cateriniano è dunque un testimone di grande importanza, poiché è stato prodotto in tempi e luoghi coincidenti con la biografia di Iacopo: che il codice riporti un testo ‘autorevole’ (o sia molto vicino a un testo ‘autorevole’) è dunque molto probabile. [9]

Perché non fermarsi alla trascrizione dei manoscritti di riferimento?

La collazione dell’edizione Clutius con un bon manuscrit è senza dubbio una cosa preziosa e un importante passo avanti nelle nostre conoscenze. Se non altro, è un buon modo per snidare delle eventuali interpolazioni del XV secolo nel nostro testo. Ma, poiché anche i nostri manocritti di riferimento non sono nient’altro che dei testimoni (e sono caratterizzati quindi da alcuni errori propri). In caso di una discordanza tra l’edizione Clutius [=c] e il nostro riferimento [=P], salvo casi eccezionali, non è quindi possibile stabilire immediatamente se (a) ha ragione P e c ha un testo corrotto; (b) ha ragione c e P ha un testo corrotto; c e P hanno entrambi un testo corrotto, e la lezione autentica va cercata altrove.

In secondo luogo, la collazione tra P e c può solo evidenziare alcune corruttele del testo quelle di P vs.c ? (laddove con ? si intende il testo originale) o quelle di c vs. P ?. La collazione non è invece in grado di evidenziare (a parte rarissimi errori patenti) i casi in cui P e c coincidono in corruttela contro ?.

Un elenco di loci critici

Dopo la prima fase della collazione del ms. di riferimento è dunque possibile stilare una lista di loci critici, in altre parole identificare quei sermoni dove si è riconosciuta la possibilità che vi si possano ritrovare errori particolarmente significativi: in gergo lachmanniano si tratta di classificare i testimoni secondo l’attestazione di errori congiuntivi (che non possono essersi prodotti indipendentemente e che quindi attestano una parentela) o separativi (che non possono essere corretti indipendentemente e che quindi escludono una possibile dipendenza). I testimoni più significativi possono essere dunque studiati in questa prospettiva.

Ricostruzione delle linee generali della tradizione manoscritta

Dopo le prime due fasi è dunque possibile cercare di delineare le linee generali della tradizione manoscritta e cercare di inserire ciascun testimone in questo quadro. Si può in questa fase valutare l’affidabilità dei testimoni considerati e decidere se allargare ulterioremente il cambo d’indagine in vista dell’edizione del testo. In ogni caso, la collazione di alcuni dei testimoni più antichi e provenienti da diverse aree di diffusione del testo può permettere di ricostruire le linee generali della tradizione del testo e di fornire una prima base per la valutazione di ciascun testimone.

L’edizione critica

L’edizione critica verrà condotta sulla base di alcuni codici selezionati secondo tre criteri: (a) l’assenza di patenti corruttele comuni nei loci critici; (b) l’antichità; (c) l’area geografica di appartenenza.





L’interazione con la classificazione del Thesaurus



La fase 1 (le stelle = i passaggi dubbi dell’edizione Clutius)



Il lavoro di edizione incrocia il laborioso cammino della classificazione del Thesaurus sul sito www.sermones.net in due punti.

Il primo è immediatamente successivo alla collazione del ms. di riferimento: ogni differenza notevole tra il ms. P può venire segnalata, in modo che chi consulta il Thesarus sappia che si trova di fronte a un passo dubbio, non concordemente attestato dalla tradizione manoscritta. Beninteso, si tratta di passi la cui autenticità è messa in dubbio, non di passi sicuramente corrotti: sarà solo l’edizione a poter definire se ha ragione il manoscritto P, o il Clutius, oppure nessuno dei due. I passaggi dubbi sono indicati nel testo in questa fase da una stella luminosa (*).



La fase 2 (il colore rosso = i passaggi corrotti dell’edizione Clutius)

Ultimato il lavoro di edizione è invece possibile segnalare in rosso le corruttele particolarmente significative dell’edizione Clutius. Il felice connubio tra la vecchia filologia (capace di giudicare l’affidabilità di un testo, ma non in grado di fornire gli strumenti più economici per la sua consultazione) e le nuove tecniche editoriali (che possono rendere un testo accessibile, ma non possono valutarne il valore filologico), è stato così celebrato.

[1] Come si vedrà, le macrovarianti riguardano la raccolta De sanctis e non i sermoni De tempore, che hanno riguardo a questo una tradizione stabile.

[2] I primi risultati per questo aspetto della ricerca sono stati pubblicati in G. P. Maggioni, Studio preliminare sulle raccolte di sermoni De sanctis di Iacopo da Voragine. Problemi di autenticità delle macrovarianti in « Filologia Mediolatina » 12 (2005) pp. 227-247.

[3] D. Servera Barbiche, La place du manuscrit Plut. 32 sin. 4 de la Biblioteca Medicea Laurenziana dans la tradition du De sanctis de Jacques de Voragine, Ecole Nationale des Chartes, Thèse pour le diplôme d’archiviste paléographe, 2008

[4] A. Franklin, Les Anciennes Bibliothèques de Paris, I Paris, 1867, p. 221 sq. ; Scriptorium, XXVI 2 (1972), n. 824.

[5] M. Mabille, Les manuscrits de Gérard d’Utrecht conservés à la Bibliothèque Nationale de Paris, Bibl. Ecol Chartes CXXIX 1971 p. 14, cfr. p. 20.

[6] In un certo senso si tratta della stessa funzione della classificazione del Thesaurus su www.sermones.net.

[7] Bibliografia: Vitelli, Index codicum latinorum, 396; Mazzatinti, Inventari, 85; Pelster, Bibliothek von Santa Caterina, 266; Kaeppeli, Scriptores, II 363

[8] F. Cigni, Copisti prigionieri (Genova, fine sec. XIII) in Studi di Filologia romanza offerti a Valeria Bertolucci Pizzorusso, Pisa 2006, I, pp. 425-39.

[9] Si ringrazia G. Pomaro per tutte le informazioni relative al codice e alla sua storia.