IT : Iacopo da Varazze, Quadragesimale 18 (RLS 213)

Traduzione a cura di Eleonora LOMBARDO

Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. (Gv. 8, 31)

La verità vi libererà. Quando alcuni giudei si convertirono alla fede, il Signore, volendoli confermare nella Fede ricevuta, li esorta ad osservare diligentemente la Sua Parola, e (solo) allora saranno veri discepoli. In queste parole appena enunciate, si toccano due punti: nel primo il Signore li esorta all’osservanza della Sua Parola quando dice: Se perseverate nella mia parola ; nel secondo, di questa stessa osservanza della Parola, pone una triplice efficacia/ pone una triplice efficacia di questa osservanza della Parola quando dice: Sarete veramente miei discepoli .

Riguardo al primo punto, bisogna notare che è molto utile osservare la Parola di Dio, infatti, come dice Ambrogio a proposito del Beati Immaculati, la parola di Dio ha una triplice virtù/tre virtù, cioè quella di infiammare, quella di illuminare e quella di purificare.

In primo luogo, la virtù di infiammare. Se infatti un uomo è freddo (è troppo glaciale o frigido?) nell’amare Dio, la stessa Parola di Dio lo infiamma, come fosse fuoco. La mia parola non è forse come un fuoco?, dice il Signore (Ger. 23, 29). La tua parola è pura d’ ogni scoria; perciò il tuo servo l’ ama. (Sal. 118, 140). Ogni parola di Dio è affinata con il fuoco (Prv. 181). Così erano infiammati coloro che dicevano: Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr’ egli ci parlava per la via? (Lc. 24, 32).

In secondo luogo ha virtù di illuminare. Se infatti un uomo è ignorante o malfermo/dubbio nella fede, la Parola di Dio lo illumina come se fosse luce. La tua parola è una lampada al mio piede (Prv. 118, 5). Il mandato/ la missione di Dio/data da Dio è una lampada e la (Sua) legge è luce.

In terzo luogo ha virtù di purificare. Se un uomo è infetto da qualche vizio, la stessa Parola di Dio lo purifica, come fosse acqua celeste. Vi aspergerò d’ acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità (Ez. 36, 25). Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata (Gv.15, 3).

Eppure, se la parola di Dio può infiammare, illuminare e purificare, perché allora quelli che ascoltano le parole di Dio non sono subito infiammati, non sono illuminati e non sono purificati? Proprio per questo bisogna dire che, sebbene le parole di Dio siano fuoco, tuttavia molti non possono essere infiammati, perché tra sé e codesto fuoco mettono una divisione /barriera e pongono come un muro di ferro lo stesso peccato/ proprio il peccato. Ecco, la mano del SIGNORE non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto (Is. 59, 1-2). Questa iniquità sarà per voi come una breccia che minaccia rovina, che sporge in un alto muro (Is. 30, 13).Vi sono infatti molti i quali, sebbene le parole di Dio possano illuminare come luce, tuttavia non sono illuminati, perché non si avvicinano a questa luce, ma se ne allontanano troppo/ e se ne allontanano anzi troppo. Come è detto, infatti, poiché essi si abbassano ai tuoi piedi e raccolgono le tue parole (Dt. 322). Quelli che lo guardano sono illuminati (Sal. 323). Vi sono molti i quali, sebbene le parole di Dio possano purificare, essendo acqua celesti, tuttavia non sono purificati, perché il loro animo è rivolto verso terra. Infatti, come dice Agostino, ciascuno è tale quale è la sua preferenza/ ciascuno è come ciò che preferisce: se preferisci la terra, sei terra; se preferisci Dio, sei Dio. Come infatti i lati non sono lavati dall’acqua, anzi ne sono più sporcati, così neppure quelli, poiché sono rivolti a terra. Divennero abominevoli come la cosa che amavano (Ose. 9, 10).

Nel secondo punto si pone l’efficacia della Parola di Dio, che è triplice.

La prima è poiché le parole di Dio rendono l’uomo discepolo di Cristo, cioè lo fanno soggiacere a Lui: Siete veramente mieie discepoli. Questo segno, infatti, accade affinché l’uomo sia discepolo di Cristo, nel momento in cui ascolta volentieri la parola di Dio: Chi è da Dio ascolta le parole di Dio (Gv. 8, 47). Un altro segno si ha quando un discepolo di Cristo repinge ogni amore illecito e desidera ogni amore divino/ che viene da Dio/ proveniente da Dio. L’amore illecito, però, è triplice, cioè domestico, terreno e carnale. È domestico quando qualcuno ama nel male i propri genitori/ cari/ parenti. È carnale quando qualcuno ama i propri istinti animali e carnali. È terreno quando qualcuno ama troppo le cose del mondo. Questi tre amori deve ripudiare il discepolo di Cristo(/ Questi tre amori devono essere ripudiati dal discepolo…). Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre [e questo si riferisce all’amore domestico], e persino la propria anima [e questo si riferisce all’amore carnale] e chi non rinuncia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo [e questo si riferisce all’amore terreno] (Lc. 14, 26). I discepoli di Cristo devono invece avere amore spirituale e divino, il quale consiste nel preferire Dio e il prossimo. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Gv. 13, 35).

La seconda efficacia della parola di Dio è poiché quelli che osservano la parola di Dio, conoscono la verità di Dio, così si dice: Conoscerete la verità (Gv. 8, 32). Come dice Agostino, la verità si oppone alla falsità, alla duplicità e alla vacuità. Quello infatti che è vero non è falso, non è duplice, non è vano. Quindi le parole di Dio ci fanno conoscere la verità sul mondo, poiché ci fanno conoscere che tutte le cose mondane sono false, duplici e vane.

Certo sono false, poiché il mondo promette sazietà nelle ricchezze e dà vacuità, come è chiaro per quel ricco il quale giunse a una così grande inutilità poiché non poté avere una goccia d’acqua. In altri momenti promette soddisfazione e dà amarezza. Le labbra dell’ adultera stillano miele, ma cose nuovissime amare come l’assenzio (Prv. 5, 3-4). Negli onori promette sublimità e dà immediato abbandono (deiectionem?). Cantano al suono del timpano e della cetra, si rallegrano al suono della zampogna. Passano felici i loro giorni poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti (Gb. 21, 12- 13). Mi innalzasti e, come ponendomi sul vento, mi annientasti del tutto (Iob. 30, 22).

In secondo luogo, le cose mondane sono duplici e miste. Nel mondo, infatti, nulla è puro, ma tutte le cose sono miste: Il tuo vino è misto ad acqua (Is. 1, 22). Certo la gioia è mista a dolore, la sapienza è mista alla dimenticanza, la salute alla malattia, alla vita la morte; e tutte le scorie/ feci, cioè il dolore, la dimenticanza, la malattia e la morte, immettono all’inferno. Ai santi invece resterrano tutte le cose purissime, cioè la gioia senza il dolore, la sapienza senza la dimenticanza, la salute senza la malattia, la vita senza la morte.

In terzo luogo, le cose mondane sono anche vane. Hanno infatti vacuità per ciò che riguarda il proprio principio, poiché vengono dal nulla; per ciò che riguarda il mezzo/ centro/ la metà, poiché sono sottomesse a una mobilità molteplice; per ciò che riguarda la fine, poiché subito devono essere ricondotte al nulla. Tutto soggiace alla vanità [questo si riferisce alla vanità per ciò che riguarda la parte mediana], nasce dalla terra [questo si riferisce alla vanità per ciò che riguarda il principio], e alla terra ugualmente ritornerà [questo si riferisce alla vanità dalla parte della fine] (Eccle. 3, 19- 20).

La terza efficacia della Parola di Dio (è) poiché a quelli che osservono le parole di Dio è assicurata una piena libertà. Così si dice: E la verità vi libererà. Questi infatti hanno la libertà dell’anima nel comprendere e nel non peccare. Essi infatti capiscono liberamente i vizi dei potenti. Durante la sua vita non impaurì il principe e nessuno ebbe ragione di lui a causa della sua potenza (Eccli. 48, 13). Questa libertà d’animo fu propria anche dei filosofi, per cui Diogene filosofo, quando Alessandro capì e ille allegaret suam potentiam, gli rispose Diogene: La tua potenza e la tua gloria o è passata, o è futura, o è presenza. La passata non la temo, poiché ormai non è più. La futura non mi fa paura, poiché è dubbia e incerta. La presente la tengo in poca considerazione, poiché è momentanea e sparisce /va fatta sperire con un battito di ciglia. Questi infatti hanno la libertà d’animo nel non peccare, poiché si liberano dall’essere servi del peccato. Agostino: Il peccatore è servo tanto dei signori quanto dei vizi, per cui anche, quando Alessandro si disse dominatore del mondo davanti al suddetto filosofo, quello disse: Non sei affatto signore, ma servo dei miei servi. La superbia, infatti, è la mia serva e la tua signora. La concupiscenza della carne è la mia serva e la tua signora. Questa infatti, io la tengo sotto i piedi e tu ne sei dominato, quindi tu sei servo delle mie serve. Allora, quando i servitori di Alessandro vollero catturarlo, Alessandro disse: “Fate in modo che essuno lo tocchi, poiché è un servo di Dio e dice il vero”.